La storia di Capitan Tsubasa
Capitan Tsubasa è
uno spokon, ossia un manga e anime di genere sportivo che ha come protagonisti
gli atleti di quel medesimo sport, in questo caso Tsubasa è un manga sul
calcio, ideato da Yōichi Takahashi
nel 1981. Il protagonista si chiama Tsubasa
Ozora (il nostro Oliver Hutton),
un vero e proprio fenomeno del calcio giapponese.
Il manga si compone di quattro serie principali, che sono:
Capitan Tsubasa, World Youth, Road to 2002, Golden-23 e Rising Sun, e anche di
numerosi speciali e one-shot. Oltre al manga sono state realizzate 4 diverse
serie di cartoni animati e tre remake della prima serie di cui l’ultimo è
ancora in onda sui canali Mediaset, oltre a figure, cards, videogame e film.
È lo spokon di maggior successo nella storia, che ha avuto e
tutt’ora ha, grande diffusione in Giappone e nel resto del mondo, soprattutto
nei paesi (europei in primis) in cui il calcio è lo sport nazionale. Molti
sostengono che Capitan Tsubasa abbia contribuito allo sviluppo del mondo del
calcio in Giappone, diffondendolo in tutta la nazione arrivando a toccare
picchi di popolarità mai visti prima, in quanto per decenni il calcio in
Giappone era uno sport di nicchia.
Yōichi Takahashi si appassiona a questo sport vedendo i mondiali
di calcio disputati in Argentina nel 1978, nei quali si innamorerà del
giocatore argentino Mario Kempes fonte d’ispirazione per la creazione del
futuro protagonista del suo manga, Tsubasa Ōzora ossia Oliver Hutton; lo
colpiscono talmente tanto che lo porteranno, pochi anni dopo, a disegnare il
manga Capitan Tsubasa.
Era attratto dai fumetti sportivi, ma all’epoca c’erano
tanti manga sul baseball e così decise di realizzarne uno sul calcio, facendo
tornare il mondo del calcio nell’universo dei manga dopo anni di assenza
dall’ultima opera realizzata, “Akakichi
No Eleven” ossia Arrivano i
Superboys.
Capitan Tsubasa esce per la prima volta su Weekly Shōnen Jump, rivista giapponese
in cui sono pubblicati diversi numeri di manga di ogni genere. Nel 1987 si
conclude la prima serie di Capitan Tsubasa, riscuotendo un successo enorme e
inaspettato. Yōichi Takahashi ha realizzato anche manga su altri sport ed altri
manga sul mondo del calcio, ma nessuno di questi è riuscito ad ottenere neanche la metà del successo di Tsubasa.
In Capitan Tsubasa sono rappresentati tutti i valori della
cultura giapponese, come l’amicizia, la lealtà, il rispetto e il sacrificio. In
particolar modo quest’ultimo, il sacrificio, è quello più utilizzato
nell’opera, spesso portato ad una vera e propria esasperazione nella sua
rappresentazione; Jun Misugi, il
nostro Julian Ross capitano della Mambo, nonostante una grave malattia al cuore
non rinunciò a giocare la partita che vedeva la sua squadra contrapporsi alla Nankatsu, la nostra Newppy, pur rischiando di morire in
campo. Altro esempio da riportare per chiarire meglio il concetto, vede
protagonista proprio lui, Tsubasa Ōzora, che nonostante gli infortuni gravi alla
gamba e alla spalla, decide di giocare tutta la partita contro la Toho, squadra
del suo più grande “nemico” Mark Lenders,
mettendo a repentaglio la propria carriera.
Prima la parola nemico l’ho messa tra virgolette, e l’ho
fatto apposta, poiché Yōichi Takahashi voleva che i personaggi che si
contrapponevano a Tsubasa durante i vari tornei e campionati di calcio, non
fossero dei veri e propri nemici con i quali il protagonista fosse costretto a
provare odio e rancore, non avendo neanche un minimo rapporto di amicizia, ma
voleva che fossero dei rivali, con i quali confrontarsi lealmente e stringersi la
mano a fine gara. Nonostante nel manga, per i più diversi motivi, non mancano
figure sleali e cattive.
Le edizioni europee del manga Capitan Tsubasa mantengono
titolo e nomi giapponesi, limitandosi a cambiare Captain in Capitan.
Ci sono notevoli differenze tra manga e anime: Il manga
si caratterizza rispetto al cartone animato per dinamismo e vivacità mentre
nell’anime sono inserite molte scene dette “riempitive” per non raggiungere il
manga ancora in corso di pubblicazione, ai tempi dell’uscita della prima serie
animata, motivo che portò alla scelta di far durare così tanto le azioni di gioco, con la classica e famosissima sensazione di un campo lunghissimo e sterminato che diventerà oggetto di numerose battute goliardiche nei confronti della serie animata. Sempre nella serie animata vengono aggiunte parti nuove rispetto al
manga, come il torneo di Parigi, non menzionato nel manga. Anche per questo il
cartone animato ha una narrazione decisamente più lenta e meno vivace del
manga.
La serie animata fu portata in Italia, come spesso accade
per le opere giapponesi, da Mediaset a quei tempi Fininvest, nel 1986
debuttando su Italia 1; per quanto riguarda il cartone animato cambiano titolo
e nomi dei personaggi, che subiscono un processo di “occidentalizzazione” con
nomi più che altro anglicizzati, per favorire la comprensione culturale
dell’opera stessa. La stessa Fininvest, oggi Mediaset, portò l’anime in Francia
e in Spagna sui canali La Cinq e Telecinco, adattando, anche qui, titolo e nomi
dei personaggi; In Francia l’opera si chiamerà Olive et Tom, e debuttò nel 1988, in Spagna debuttò nel 1990 con il
titolo di Oliver y Benji. Negli anni
’90 la serie arriverà anche in America Latina con il titolo di Supercampeones, in Germania si chiamerà
Die tollen Fußballstars ossia Le grandi stelle del Calcio.
Capitan Tsubasa, con il manga prima e soprattutto l’anime
poi, avrà il merito di far conoscere e leggere i manga e di far conoscere e
vedere i cartoni animati a tutti, anche a coloro che non hanno mai letto manga
né visto anime. Tantissime persone in tutto il mondo hanno letto come manga
solo Tsubasa e visto come cartone animato solo Holly e Benji. Il calcio è lo
sport più seguito al mondo e nonostante ci fossero già altre opere sul calcio
ed altre seguiranno dopo la venuta al mondo di questo capolavoro di Takahashi,
nessuna riuscirà ad appassionare e colpire il pubblico come Holly e Benji, che è
diventato un vero e proprio simbolo mondiale del gioco del pallone, oltre che
fonte d’ispirazione per tanti grandi campioni del calcio, da Henry a Iniesta passando per i nostri Del
Piero e Bonucci.
Per dirla tutta, non esiste opera sportiva (e credetemi se
dico che non esagero) più seguita e amata di Tsubasa. Il tiro della tigre, la
catapulta infernale, i nomi delle squadre, i giocatori, le maniche arrotolate
di Mark Lenders, sono simboli, anzi, stelle nel firmamento calcistico e
nell'immaginario sportivo di tutti noi che non smettono di brillare e che ad
oggi, sono ancora fonte d’ispirazione per tanti bambini in tutto il mondo che
sognano di fare il calciatore.
Ad oggi Capitan Tsubasa ha venduto più di 100 milioni di
copie in tutto il mondo. Spesso il manga viene ristampato e spesso vengono
fatti remake del cartone animato, oltre al fatto che il merchandising di
Tsubasa non si è mai fermato e periodicamente escono statue, figure, cards e
figurine riguardanti questo magnifico universo creato dal buon Yōichi Takahashi.
Commenti
Posta un commento