Devilman Crybaby: recensione

Devilman Crybaby è una serie animata uscita nel 2018 e disponibile solo su Netflix. La serie si ispira completamente al manga adattandolo ai nostri tempi. 

La serie, proprio perché ispirata al manga, è estremamente cruenta, volgare, esplicita e violenta. Nella serie vedrete scene porno, ascolterete parolacce e imprecazioni ed assisterete ad ogni genere di omicidio, cannibalismo e bagno di sangue. 


Del resto Devilman non è un paese per bimbi. 



La serie è stata realizzata da Masaaki Yuasa famoso per titoli come Mind Game, Kaiba o The Tatami Galaxy. 


Ogni episodio dura in media 25 minuti. Con episodi che possono durare leggermente di più o leggermente di meno. 


La serie racconta la storia di un giovane e timido studente di nome Akira Fudo, che viene a sapere attraverso il suo amico Ryo dell’esistenza dei demoni che abitano il nostro pianeta da sempre. Queste creature malvagie sono capaci di impossessarsi dei corpi degli esseri umani ed hanno intenzione di conquistare il pianeta Terra. Per salvare il pianeta c’è bisogno di una creatura che impersoni sia il bene che il male: c’è bisogno di un Devilman. E l’unico Devilman possibile e quello che esce fuori dalla fusione tra Akira e il demone Amon. 



Ed è proprio su questo che la serie si concentra: l’eterna lotta tra il bene e il male, con l’aggiunta della zona grigia, quella di mezzo, coerente e incoerente, tollerante e aggressiva allo stesso tempo, che spacca in due la logica e qualsiasi schema prefissato da una classica narrazione di conflitto tra bene e male. Questa zona grigia è ripresa alla perfezione dal personaggio di Devilman. 


Nell’opera si nota perfettamente il riadattamento dell’opera stessa ai giorni nostri: la componente social e tecnologica è molto forte e in alcuni casi la fa da padrona. 


Doveva esserci più focus sui personaggi, però.



La fotografia è funzionale e piuttosto adeguata al character design della serie oltre che alla sua atmosfera. A proposito di character design, per me è ben riuscito in ogni sua forma. 


Per quanto riguarda la regia ha degli alti molto alti e dei bassi troppo bassi. Mi spiego meglio: i fatti non sono esposti come dovrebbero. 


I personaggi sono costruiti molto bene anche se, escluso quello di Akira Fudo, non c’è un giusto quanto bisognoso approfondimento dei personaggi stessi, che avrebbe decisamente aiutato lo spettatore a creare una profonda connessione con i personaggi.



Il resto è fatto tutto alla grande. L’opera è coraggiosa, la più coraggiosa degli ultimi anni. Nel periodo buio del politicamente corretto (sia di destra che di sinistra) realizzare una serie così sessualmente esplicita, violenta, volgare, sanguinaria e blasfema è da applausi a scena aperta.


Il linguaggio è straordinario in quanto calza a pennello con l’universo che descrive e racconta. Dunque, sulla sceneggiatura, nulla da dire ottimo lavoro. 



A me nel suo complesso l’opera è piaciuta e mi ha lasciato dentro quel mix di emozioni e sensazioni positive e negative a cui l’opera punta. L’eterna lotta tra il bene e il male non si esaurisce nemmeno in Devilman Crybaby ma trova nella serie un nuovo straordinario e coraggioso modo per essere raccontata.



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